Amore shakespiriano, romanticismo veronese

…ma la serenata è Made in Sud

Oh Romeo Romeo perché sei tu Romeo!?Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi ami e non sarò più una Capuleti.……………………………….

Che cos’è un nome? Quella che chiamiamo “rosa” anche con un altro nome avrebbe il suo profumo. Rinuncia al tuo nome, Romeo, e per quel nome che non è parte di te, prendi me stessa. 

La quinta essenza del romanticismo? O il romanticismo stesso?

Le parole di Sir William Shakespeare risuonano nei corridoi della storia, della letteratura e dell’amore. Romeo e Giulietta infiammarono una Verona, magnifica e medioevale. Un mito cresciuto anche grazie al maestro Zeffirelli e, molto più tardi, del pluripremiato Shakespeare in Love di John Madden. Il cinema, furbamente, ne rafforza dunque l’ideale, romantico ovviamente.

Ed al di là della storia, o del suo tragico epilogo, i due innamorati restano nel cuore

L’amore che vince su tutto, persino sulla più acerrima delle nemiche, la morte.

L’amore che trova alleanze , di fede e di affetto quasi materno.

L’amore che dona la pace , a chi è sempre stato in guerra.

L’amore, quello sussurrato, dietro ad una porta o da un balcone.

Ah , quel balcone. La mecca Veronese del romanticismo che ospita i sogni degli innamorati, oggi, come ieri, nei romanzi, cosi al cinema e soprattutto nella vita reale. Quale futura sposa non ha desiderato di scorgere nel silenzio di una sera d’estate, al cospetto di una luna, piena ed arrogante, la voce del suo amato? E di udire dolci parole e promesse di felicità eterna. Un meraviglioso desiderio che cresce arricchendosi di particolari. Ed ecco che allora la voce dell’innamorato lascia posto a quella del cantore, nel caso la sua non sia adatta all’impresa. Il cinguettio delle cicale ammutolisce e cede il passo al menestrello, o, visti i tempi, al violinista.

Insomma chi non vorrebbe una serenata alla Giulietta e Romeo?

Al sogno si appella la storia, quella delle tradizioni. A Verona ciò che è di Verona, ma la serenata è tutta made in Sud. Nel meridione d’Italia è conservato, infatti, l’atto di nascita della serenata.

Nel lontano medioevo, il futuro sposo si recava, la sera prima delle nozze presso l’abitazione della sposa, all’insaputa della stessa e, pare, anche di quella dei genitori. Sicuramente l’ultimo a saperlo era il padre di lei, ovvero l’unico a poter acconsentire alla proposta. Il suo benestare era il lascia passare per quel si pubblico che la sposa avrebbe pronunciato. Una risposta che doveva, però, attendere la terza canzone intonata dai cantori e menestrelli, e solo dopo la quale sarebbe potuta iniziare la festa. Un ricco banchetto offerto dalla famiglia di lei all’impavido sposo e ai suoi .

Per i fedeli alla tradizione e ai sogni della propria amata, la serenata è un atto dovuto, al quale non ci si può più sottrarre. Libero arbitrio sulla scelta del come e del dove.

Balconi e cortili non importa, l’essenziale sono i testimoni e l’effetto sorpresa.

Chitarra, violino, mandolino, vanno benissimo, purché ci siano rose da porgere alla propria bella al termine della serenata. Se lo sposo non è un ugola d’oro poco importa, anzi meglio, lo sforzo canoro sarà apprezzato e premiato.

Se il romanticismo, però, scorre a fiumi nelle vene di lui, anziché portare la serenata dall’innamorata, perché non portate l’innamorata nel paese delle serenate?.

A Teora , in provincia di Avellino, nella prima decade di agosto si svolge il  festival delle serenate.

Nel cuore del centro storico del piccolo borgo antico, ogni anno, cinque balconi, ospitano cinque future spose alle quali altrettanti pretendenti dedicano in perfetto stile d’epoca i loro canti d’amore. E se la vostra sposa fosse una di loro?

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